Se una persona deceduta aveva un conto corrente, il credito per saldo attivo compete agli eredi.
Spesso però le pratiche bancarie per ottenere lo sblocco sono lunghe e non è inusuale che gli istituti di credito chiedano, per loro tutela evidentemente, documentazione che le parti non sono tenute a dare.
Per legge, infatti, gli eredi sono tenuti esclusivamente a depositare la dichiarazione di successione che ne attesti la loro qualità (di eredi, appunto).
Oltre a questo documento, spesso le banche sono solite chiedere il consenso di tutti gli eredi alla distribuzione del saldo attivo e questo consente anche ad un solo erede ostruzionista o che ha rivendicazioni su altre questioni, di bloccare la riscossione di tutti.
Ma è corretta questa prassi?
La cassazione con una non recente sentenza a sezioni riunite (24657/2007) ha ribadito che questa pratica non è corretta e che ogni erede può richiedere anche singolarmente la sua quota del saldo attivo.
E se a distanza di tempo si scopre l’esistenza di un testamento? Nessuna responsabilità per la banca: l’erede designato con testamento avrà azione per il pagamento nei confronti di chi aveva riscosso prima della pubblicazione delle ultime volontà.